23 Marzo 2020 cdinnovation

Lo smart working al tempo dell’emergenza Covid-19

Flessibilità, tecnologia e responsabilità: tre parole chiave che racchiudono perfettamente il concetto di smart working.
La gestione dell’emergenza sanitaria Covid-19 ha costretto le aziende ad applicare questa nuova realtà per tutelare la salute dei propri dipendenti senza interrompere bruscamente le attività. 
Ma cosa intendiamo con smart working? Scopriamolo insieme.

Smart working: un nuovo modo di lavorare

Lo smart working, definito anche lavoro agile, è una filosofia manageriale, un innovativo modo di collaborare in cui i dipendenti acquisiscono totale autonomia durante la giornata lavorativa. 

Si basa su tre pilastri fondamentali:

  • revisione della cultura organizzativa;
  • responsabilità ben definite;
  • tecnologie digitali a disposizione del team

Secondo una ricerca condotta dal Politecnico di Milano*, nel 2019 gli smart worker sono cresciuti del 20% arrivando a 570mila persone. 
In particolar modo questi progetti sono avvenuti principalmente per il 58% nelle grandi imprese, il 12% nelle PMI (piccole e medie imprese) e il 16% nelle PA (pubblica amministrazione).

Dopo il Decreto del 25 febbraio 2020, per cercare di bloccare i contagi, il lavoro agile è aumentato in modo esponenziale: in Lombardia quasi 2 milioni di lavoratori si sono organizzati per svolgere il proprio lavoro da casa.

Anche Bergamo, epicentro dell’emergenza Coronavirus, è dovuta correre ai ripari. Secondo i dati pubblicati da Cisl**, sono più di 140 mila a lavorare da casa di cui 127.072 dipendenti, 8.773 dirigenti e 2.610 manager. 

I nostri consigli per organizzare lo smart working in una situazione di emergenza

Purtroppo non tutte le aziende avevano sperimentato questa nuova concezione di lavoro.
L’emergenza ha costretto tutte le imprese a riadattarsi in un lasso di tempo brevissimo.
Ecco i nostri consigli per organizzare al meglio il lavoro e sfruttare a proprio vantaggio questa situazione.

Fonti:

* Digital innovation della School of Management del Politecnico di Milano, www.osservatori.net;

** L’eco di Bergamo, www.ecodibergamo.it


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